“… Null’altro rimane. Intorno alle rovine
Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,
Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine.”
(“Ozymandias “, Percy Bisshe Shelley, 1818)
In cima a una cresta rocciosa ripida e isolata, proprio dove il Deserto di Giuda incontra la piana del Mar Morto, le rovine di Masada testimoniano oggi l’antica grandezza e complessità di questa leggendaria fortezza. Essendo pressoché inaccessibile, poiché solo un impervio sentiero di stretti tornanti consentiva di raggiungere la rocca, e cinta da mura alte 5 metri e svettanti torri, la cittadella era considerata praticamente inespugnabile. Solo l’esperta strategia, e la tenacia, dell’esercito romano riuscirono ad avere ragione nel 73 d.C. della resistenza degli asserragliati dopo un lungo assedio che si concluse in modo tragico e inatteso. Ed è questa la storia che stiamo per raccontare.
L’origine del primo insediamento è molto antica, secondo le testimonianze storiche infatti il sito era già abitato nel quinto millennio a.C., ma fu nel primo secolo a.C. che Masada conobbe una profonda trasformazione grazie all’incredibile opera edificatoria del governatore romano Erode il Grande. La rocca venne fortificata e nel punto più alto Erode eresse il suo nuovo Palazzo, furono realizzati grandi depositi per le riserve di cibo, enormi cisterne sotterranee per l’acqua, e perfino un impianto termale. L’impresa sembra veramente incredibile se si tiene conto che stiamo parlando di un sito costruito a 400 metri di altezza su un altopiano quasi inaccessibile, in una zona inospitale e arroventata da temperature impossibili (ben oltre i 40°C in estate).
Nel 66 d.C. in Palestina divampò la ribellione degli ebrei contro gli occupanti romani e questo diede il via alla prima guerra giudaica. In un clima di gravi disordini, la banda dei Sicarii, una frangia estremista e violenta della fazione ebraica degli Zeloti, s’impossessò due anni dopo della fortezza di Masada, facendone un perfetto rifugio per le scorribande nei territori circostanti. Intanto, dopo la riconquista di Gerusalemme, l’avanzata inesorabile dell’esercito romano schiacciava nel sangue la rivolta costringendo gli irriducibili, uomini, donne e bambini, a cercare infine rifugio nella fortezza, che divenne così l’ultimo baluardo dei ribelli. Nel 73 d.C. la legione X Fretensis dell’esercito romano guidata dal comandante Lucio Flavio Silva giunse alle pendici della montagna di Masada e così ebbe inizio l’assedio. Per aver ragione dell’eccezionale solidità difensiva della fortezza, i romani si inventarono una soluzione altrettanto eccezionale. In corrispondenza del lato occidentale, sfruttando una prominenza rocciosa non lontana dalla cittadella, crearono un terrapieno su cui poi realizzarono un’imponente rampa che gli permettesse di colmare il dislivello di altezza (oltre 100 metri!) e portare gli arieti di sfondamento davanti alle mura.
La narrazione tramandataci dallo storico Giuseppe Flavio vuole che, a questo punto, i romani si fermassero, concedendo al nemico ormai completamente sguarnito una notte di tempo per arrendersi. Ma quando la mattina dopo penetrarono dalla breccia nelle mura all’interno della cittadella gli si presentò uno scenario completamente inatteso. Nessuna resistenza, dei ribelli nessuna traccia, silenzio e fiamme ad accoglierli. Solo quando entrarono nelle stanze della reggia, davanti ai cumuli di cadaveri, conobbero la verità. Piuttosto che arrendersi ai romani gli zeloti, incitati dal loro capo Eleazar Ben Yair, avevano deciso di essere essi stessi gli artefici del loro atto finale commettendo un eccidio-suicidio di massa. Dopo che gli uomini ebbero ucciso mogli e figli, dieci tra loro estratti a sorte tagliarono la gola a tutti gli altri, finché anche l’ultimo rimasto si trafisse a morte. Quella notte morirono 960 persone. Solo due donne e cinque bambini sfuggirono al massacro nascondendosi nei sotterranei. Si dice che i romani rimasero molto ammirati dalla forza di questo gesto, che consideravano in qualche modo eroico.
In realtà le recenti rivisitazioni storiche mettono in discussione questo racconto, che non ha trovato pieno riscontro nei ritrovamenti rinvenuti durante gli scavi archeologici, ma la potenza evocativa di Masada come simbolo di indomabile resistenza rimane solido ancora oggi nell’immaginario di tutti. In particolar modo Masada è divenuto un luogo altamente simbolico per gli israeliani, tanto che le reclute dello Tsahal, le forze armate israeliane, dopo aver scalato la rocca proclamano la loro fedeltà giurando a gran voce “Mai più Masada cadrà” (“Metzadà shenìt lo tippòl” in ebraico).
Oggi Masada è una delle principali mete turistiche della regione, e dal 2001 è divenuta Patrimonio dell’Umanità UNESCO. L’eco della sua leggenda aleggia ancora tra le rovine trasportata dal vento caldo che si inerpica dalle piane desertiche, e la presenza dei turisti riesce solo in minima parte a mitigare l’intensa sensazione di silenzio e desolazione che pervade tutta l’area. Dal perimetro della cittadella si possono ammirare panorami infiniti verso il Mar Morto o in direzione del Deserto di Giuda. La vista da qua sopra mostra ancora ben evidenti i segni dell’assedio, ai piedi dell’altopiano sono infatti visibili sia i muri che delimitavano gli accampamenti della legione, sia la rampa realizzata dai romani per raggiungere le mura.
Per raggiungere Masada si può prendere la diramazione che parte dalla Rte 90, arrivando così al centro visitatori. Qui si fanno i biglietti per le rovine e si può visitare un interessante museo. Per salire alla fortezza si può percorrere il leggendario Sentiero del Serpente, l’antica via che costeggia la parete orientale della montagna. Benchè reso un po’ più largo e sicuro di quanto non fosse in origine, per i turisti, risulta ancora molto impegnativo e la salita richiede non meno di 60 minuti. Sconsigliabile poi trovarsi nel sentiero in giorni particolarmente caldi e assolati (le autorità del parco prevengono problemi chiudendo in sentiero in tali giorni). Sempre dal centro visitatori si può prendere la comoda funivia, da cui si ammirano panorami spettacolari.
L’altro modo per raggiungere Masada è percorrendo l’antica rampa romana costruita sul lato occidentale. In questo caso però sarà necessario arrivare seguendo un tragitto completamento diverso, passando da Arad e proseguendo lungo la strada 3199.
Accessibilità. Se ci fosse bisogno di specificarlo, il Sentiero del Serpente è assolutamente off limits per viaggiatori a mobilità ridotta. La salita in funivia è invece comodamente accessibile anche in carrozzina e, come detto, garantisce una fantastica vista. Una volta arrivati in cima il sito è per lo più visitabile anche in sedia a rotelle, ad eccezione del palazzo di Erode; si tenga presente che alcune rampe hanno una pendenza non proprio lieve e una pavimentazione irregolare tale da rendere comunque faticoso il tour. Sono presenti bagni accessibili sia in cima alla montagna che alla base, nel centro visitatori.
26 Marzo 2017, Masada, Israele.