Firenze: Palazzo Vecchio Accessibile

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Ma quanto è bella Firenze! In Piazza della Signoria lo sguardo vaga stupefatto tra le facciate rinascimentali dei palazzi storici e i giganti di marmo. Tutto è sfacciatamente sublime, a ricordare la grandezza di Firenze e il suo ruolo da protagonista assoluta nel Rinascimento. E se ammirando tanta magnificenza vi sentite sopraffatti e un po’ spaesati non vi preoccupate, è solo la Sindrome di Stendhal! Palazzo Vecchio accessibile.

La Sindrome di Stendhal è un disturbo psicosomatico causato dall’ empatia che si può provare davanti a opere d’arte (ma non solo) di straordinaria bellezza e potere evocativo. Il nome deriva dall’omonimo scrittore francese, che per primo, nel 1817, descrisse il fenomeno raccontando il suo stato emozionale all’interno della Basilica di Santa Croce.

Il più importate edificio della Piazza è Palazzo Vecchio, da sette secoli dimora del governo fiorentino. L’edificio è oggi anche sede di un museo che si snoda tra le stanze, i corridoi, le sale una volta occupate dalle potenti famiglie a capo della città.

Il museo è in gran parte fruibile anche da visitatori che si spostano in  sedia a ruote♿️.

I Cortili

L’ingresso accessibile si trova sul lato sinistro dell’edificio, da Via dé Gondi, proprio dietro la Fontana del Nettuno. Si entra nel cosiddetto Cortile della Dogana, un’ampia corte scandita da possenti colonne. Il fiorentino Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca (1457-1508), realizzò opportunamente le strutture affinché fossero in grado di sorreggere l’ingente peso del soprastante Salone dei Cinquecento. Il cortile divenne la sede della dogana fiorentina sotto Leopoldo II di Toscana (1797-1870): qui venivano immagazzinate le merci in attesa di essere ritirate (sdoganate) previo pagamento di una tassa.  

Sulla sinistra dell’ingresso una rampa in lieve pendenza conduce ad un ambiente che ospita la biglietteria e i servizi igienici (accessibili). Le persone con disabilità e l’eventuale accompagnatore entrano gratuitamente. Dal Cortile della Dogana si può passare al più famoso Cortile di Michelozzo. Questo fu progettato dall’architetto fiorentino Michelozzo nel 1453 e successivamente decorato dal Vasari  nel 1556 su commissione di Cosimo I de’ Medici in occasione delle nozze tra il figlio Francesco e l’arciduchessa Giovanna d’Austria. Ciò che possiamo ammirare oggi è un magnifico cortile con colonne cilindriche e ottagonali a contorno del loggiato con al centro una fontana, anch’essa progettata dal Vasari, sormontata da una copia (l’originale si trova al secondo piano del Palazzo) della statua bronzea del Verrocchio raffigurante  un putto. Le pareti del porticato sono decorate a grottesche, mentre una serie di quadranti riporta viste di varie città dell’impero asburgico, in omaggio a Giovanna d’Austria. Le lunette in alto tra gli archi della loggia riportano invece i le insegne delle potenti corporazioni cittadine delle arti e dei mestieri e delle storiche chiese fiorentine.

Si torna nel Cortile della Dogana e finalmente entriamo nel museo vero e proprio. Da notare che l’ingresso nei due cortili sopra descritti è libero per chiunque.

Il Salone dei Cinquecento

Un ascensore ♿️ permette di raggiungere il primo piano, e a pochi passi ecco spalancato davanti ai miei occhi il magnifico Salone dei Cinquecento. Colpiscono subito le dimensioni notevoli di questo ambiente, profondo 54 metri, largo 23 e alto 18! Girolamo Savonarola, che nel 1495 governava di fatto Firenze dopo la cacciata dei Medici, aveva bisogno di una sala in grado di ospitare le riunioni del Maggior Consiglio cittadino, che prevedeva un’ampissima partecipazione popolare. Quest’ultimo era formato infatti da 1500 cittadini, che si riunivano in 3 sessioni successive di 500 partecipanti (ecco spiegato il nome della sala).

Nel corso dei decenni successivi, grandi artisti contribuirono con le loro opere ad arricchire la maestosità della sala. La maggior parte delle decorazioni ancor oggi visibili fu realizzata sotto Cosimo I de’ Medici, che governò la città dal 1537 al 1574, ed ecco perchè la firma più presente è del Vasari (o della sua scuola), che di Cosimo fu l’architetto e artista di corte. Al Vasari si devono i grandi affreschi alle pareti che ricordano le vittorie di Firenze su Pisa e Siena, e i riquadri del magnifico soffitto, incastonati all’interno di riquadri a cassettoni dorati. In fondo al Salone, in posizione rialzata da alcuni gradini, si erge la Tribuna dell’Udienza, che doveva accogliere il trono del duca.

Affreschi

Se le cose fossero andate diversamente oggi sulle pareti del Salone del Cinquecento potremmo ammirare, uno di fronte all’altro due enormi affreschi dei più grandi geni dell’arte rinascimentale: Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Infatti nel 1503 Leonardo e Michelangelo ricevettero la commissione di dipingere gli affreschi raffiguranti le vittorie militari di Firenze, rispettivamente la Battaglia di Anghiari e la Battaglia di Cascina. Tuttavia, nessuno dei due artisti portò a termine il suo lavoro e le loro opere sono andate perdute oppure nascoste sotto i successivi affreschi vasariani.

Curiosità. Nel Salone dei Cinquecento sono state girate alcune scene del film “Inferno” di Ron Howard, tratto dal romanzo best seller di Don Brown.

I Quartieri Monumentali

Riprendiamo l’ascensore ♿️ e attracchiamo al secondo piano del Palazzo, dove si trovano i Quartieri Monumentali. Da segnalare che esiste un piano mezzanino, purtroppo non accessibile. Uscendo dall’ascensore verso sinistra ci si immette nel primo ambiente del Quartiere degli Elementi, un insieme di cinque sale e due loggiati realizzato tra il 1551 e il 1566 per volere del duca Cosimo I de’ Medici, che lo usava come zona privata e per ospitare gli uffici di corte. Il quartiere prende il nome dai quattro Elementi, Aria, Acqua, Terra e Fuoco, a cui è in particolare dedicata la prima sala che riporta decorazioni con scene mitologiche e allegoriche. Le altre sale più importanti sono la Sala di Giove e la Sala di Cerere.

Quartiere di Eleonora

Per raggiungere il Quartiere di Eleonora bisogna tornare sui propri passi. Superato l’ascensore, procediamo su una stretta balconata con balaustra che offre una meravigliosa vista dall’alto del Salone dei Cinquecento. Quest’area di Palazzo Vecchio fa parte del nucleo originario, costruito tra la fine del Duecento e la metà del Trecento. Il duca Cosimo I de’ Medici destinò queste stanze alla moglie Eleonora di Toledo, figlia del viceré di Napoli, che aveva sposato nel 1539. Morta di malaria nel dicembre del 1562, la duchessa riuscì appena a vedere l’opera compiuta. La stanza più importante del quartiere è sicuramente la cappella privata di Eleonora. Gli affreschi di Agnolo Bronzino, che rappresentano scene della vita di Mosè e della Crocifissione, sono considerati uno dei massimi capolavori del Manierismo fiorentino.

Il percorso prosegue nel Quartiere dei Priori, anch’esso facente parte del nucleo più antico dell’edificio, costruito tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, destinato a ospitare il Gonfaloniere e i Priori, che rappresentavano l’organo di governo della Firenze repubblicana, e che durante il loro mandato (due mesi) dovevano risiedere stabilmente nel Palazzo.  Il quartiere era dotato di una cappella dedicata a San Bernardo, dove pregò Frà Savonarola prima di essere arso vivo in Piazza della Signoria.


INFO:


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